JENIN SOTTO ASSEDIO: STRAGE, FUGA E RESISTENZA SOTTO L'OPERAZIONE "MURO DI FERRO"
L’operazione "Muro di Ferro" contro il campo profughi di Jenin ha generato una crisi umanitaria senza precedenti. Migliaia di palestinesi sono stati costretti a fuggire, mentre le ruspe israeliane distruggevano infrastrutture essenziali, inclusa la rete stradale. L’ospedale pubblico di Jenin è rimasto isolato, privando i feriti di cure mediche, aggravando il bilancio umano della violenza. L’assedio ha portato alla morte di almeno 12 palestinesi, tra cui Ahmed Shayeb, ucciso davanti ai suoi figli da un cecchino israeliano, un episodio che ha suscitato profonda indignazione tra la popolazione.
Israele sostiene che le vittime fossero terroristi, ma i residenti di Jenin contestano questa narrazione, affermando che la maggior parte degli uccisi fossero civili, con età che variavano dai 16 ai 50 anni. Tra le vittime, solo una apparteneva alla Brigata Jenin, un gruppo armato affiliato alla Jihad Islamica.
L’assedio ha inoltre intensificato le divisioni politiche tra i vari attori palestinesi. Hamas e Jihad Islamica accusano l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) di complicità con Israele, sostenendo che le sue operazioni di sicurezza abbiano facilitato l’attacco al campo. In risposta, l’ANP ha respinto queste accuse, sostenendo che tali affermazioni distorcono i suoi obiettivi di mantenere l’ordine. Tuttavia, la popolazione di Jenin e di altre aree colpite critica duramente l’ANP, considerandola sempre più distante dai bisogni e dalla resistenza del popolo palestinese.
Questo nuovo attacco a Jenin dimostra la strategia militare di Israele, ispirata al concetto storico di Zeev Jabotinsky sul "muro di ferro", che prevede l’uso di forza schiacciante per sradicare ogni resistenza. L’operazione non solo ha causato distruzione e sofferenza, ma ha ulteriormente polarizzato la politica palestinese e lasciato migliaia di civili senza un rifugio sicuro.
✍️Gabriele Repaci
Segui OttolinaTv