La verità per sbaglio
di Marco Travaglio
Per celebrare con largo anticipo il 50° compleanno, Repubblica riedita vecchi articoli. E non s’accorge dell’effetto boomerang: chi li legge scopre che persino Rep, un tempo, dava notizie vere. Ieri l’archivista addetto alla selezione – probabilmente un putiniano infiltrato – ha riesumato una corrispondenza di Nicola Lombardozzi, ora in pensione, sulla cosiddetta “rivolta di piazza Maidan” che 11 anni fa insanguinò Kiev con appositi cecchini fascisti che scatenarono il caos sparando su civili e poliziotti, provocando la reazione degli agenti anti-sommossa, lasciando sul selciato oltre 100 morti e mettendo in fuga il presidente ucraino Yanukovich, equidistante fra Russia e Ue&Nato. Fu il primo atto della guerra civile ucraina, che dilagò per otto anni nelle regioni russofone di Donbass e Crimea, fece almeno 15 mila morti e culminò nell’invasione russa del 2022. Tutto perché la maggioranza degli ucraini continuava a opporsi alle mire della Nato e delle sue quinte colonne fascio- nazionaliste, eleggendo nel 2004 il neutralista Yanukovich (subito cacciato dalla “rivoluzione arancione” pilotata e finanziata dall’Occidente: lo rivelò il Guardian) e rieleggendolo nel 2010.
Oggi chi osa parlare di guerra civile e raccontare chi c’era dietro le due rivolte di Maidan è uno sporco “putiniano”. Ma il 20 febbraio 2014 Rep titolava: “Kiev brucia, è guerra civile”. E il suo inviato raccontava ciò che vedeva. “Agenti di polizia con cappuccio nero che… prendono la mira, poi si fermano. Forse rispondono a cecchini ribelli che, si dice, avrebbero sparato sui poliziotti”. Le “interminabili trattative di Yanukovich con i tre ministri europei che non riescono a convincerlo alle dimissioni” (non si sa bene a che titolo, visto che era stato regolarmente eletto col 48,9%, contro il 45,4 della rivale, l’oligarca ultranazionalista e filoccidentale Yulia Tymoshenko). La “violenza delle frange paramilitari di estrema destra”. I “nuovi aiuti arrivati in soccorso dei manifestanti di professione”. I “giovani picconatori che smattonano un kmq di pavimento stradale per farne munizioni contro la polizia”. Le “provocazioni dei neonazisti che hanno messo a segno violenze, sparato con revolver e fucili da caccia sugli agenti, rintracciato alcuni di loro fin nei dormitori della polizia per picchiarli a morte”. “I super attrezzati militanti di Pravyj Sektor, il gruppo di destra più organizzato militarmente” nei “tanti palazzi pubblici occupati”. E la morale della favola: “Se provocazioni ci sono state hanno raggiunto l’obiettivo”. Infatti “la Crimea… roccaforte della popolazione russa… è pronta a lasciare l’Ucraina”. Speriamo che Riotta e Cappellini non se ne accorgano, altrimenti ci scappa una nuova caccia al putiniano. Stavolta però in casa.
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Giorgio Bianchi Photojournalist